Erasmo da Rotterdam non intende la follia come pazzia, ma una caratteristica primordiale dell'uomo che attraverso molteplici manifestazioni lo spinge ad esplicare il proprio io. Concordo col suo detto.
Ma tu chi sei, spesso mi sono chiesto di me stesso!
Lo sfogo di una risata incompiuta o il postumo di una abbondante bevuta?
Una foglia agitata dal vento o il saio steso ad asciugare in un convento?
Una primavera abortita dal soffio del vento della vita?
Il lascito di un padre avaro o il balbettio stupido dell'ignaro?
Il suono stonato di un vecchio pianoforte le cui note evocano la morte?
La speranza uccisa dal terrore o colui che ha sperato invano nell'amore?
L'incedere di un passo timoroso o il goffo imbarazzo di un novello sposo?
La confusione che ha trovato un ordine confuso o lo scarto drammatico
di un refuso?
L'alba che si tinge di colori stinti o lo spirito domo dei vinti?
Sei l'opera che non è stata mai raccontata o il mancato colpo di bacchetta di una fata?
Una blasfema alchimia abbandonata dal suo stregone od il sogno svanito nella visione?
È facile dire tutto ciò che non sono stato rispetto a quello che avrei voluto essere diventato.
Un uomo è certo, questo lo sono! ed è già di per se stesso un grande dono.
L'essere ed il divenire sono in continua guerra, ma non importa purchè io calchi la terra!
Sono un uomo e questo mi basta, un uomo che non chinerà mai la testa di fronte alla stupidità ed alla ipocrisia.
È questa la natura mia!
Favignana li 26. 08. 2011
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Vittorio Banda
il 17/09/2011 22:06
La follia, per l'artista, o meglio per chi aspira a tale spilla affibiata sul petto, è qualcosa di così affascinante ed irresistibile da spingere molti a lodarla ed osannarla; specialmente in certi salotti dove sembra di moda. La follia, quella nobile, non vorrei descriverla né identificarla, solo citarla dove non è. Io credo che quella descritta da Erasmo, appartiene a pochissimi. Per molti invece, il solo credere di essere folli li rende semplicemente ridicoli, sicuramente almeno al cospetto di persone intelligenti. Questi poveretti la vantano e la milantano dove credono abbia fascino e sia riconosciuta come valore aggiunto. Poi capita che appena si trovano in un ufficio, ad esempio, a colloquiare con un direttore di banca o di affari, si preoccupano di essere gentili, vestiti bene, affabili e magari privi di alito pesante. Questi non sono folli, bensì furbetti. Il folle è molto più collegato a sé stesso; anche poi fosse un vanitoso della sua follia, lo è ovunque; non solo dove gli conviene.