Si è cristiani quando si ritiene che i princìpi esposti dal vivere di Gesù siano delle verità indiscutibili, oppure per una convenzione sociale che mette al riparo dalle critiche altrui.
Lei può insistere quanto vuole, resto della mia idea. E non serve occupare ben tre spazi per esprimere quanto si pensa, ne basta uno. Se sente la necessità di occupare tutti questi spazi, forse non è nemmeno lei sicura del suo pensiero.
per quanto riguarda invece l'assunto secondo cui il cristiano che ha Dio al suo fianco è vincente, a mio avviso va respinto in pieno. Il cristiano potrà anche vincere, ma non certo in questa vita; credere in Dio può essere una speranza che nelle temperie della vita aiuti a stringere i denti, ma certo non offre un rimedio ai mali che comunque ci sono. Credere in Dio è una prova di coraggio in qualche modo perché per farlo si deve mettere a tacere la razionalità, la ragione che guardando con occhio fermo il mondo ci porterà sempre a credere alla legge del più forte piuttosto che all'esistenza di un Dio.
il vero cristiano è quello che invece crede perché ritiene che il cristianesimo sia una buona via da seguire. il vero cristiano è altruista, rifiuta il potere, prende i sacramenti molto sul serio, come gli insegnamenti di Cristo. Non ha mai letto il vecchio testamento ma conosce il vangelo e legge con alacrità il nuovo. Fa sincere opere di beneficenza ed è sempre modesto o almeno non ama far sapere agli altri i suoi pregi e le sue buone azioni. potrei continuare...
oddio, signora no. sono una ragazza di 24 anni. Le mie non vogliono essere precisazioni, solo spunti di riflessione. Risponderò comunque, secondo i miei discernimenti alle sue domande: il cristiano falso è colui che crede per comodità o nel migliore dei casi per paura. tanti sono stati i Papi, i cardinali che in nome di Dio hanno compiuto atrocità e sono stati disonesti. Tutta la storia ecclesiastica lo dimostra: molti i prelati che per ottenere potere si sono sottomessi alla fede e hanno assecondato mille aberrazioni. Il falso cristiano è anche colui che crede per paura, sperando di potersi guadagnare con il proselitismo un posto in paradiso.
Egregia signora Ferreccio, la ringrazio per le precisazioni ma non fanno che rafforzarmi nella posizione che ho assunto. La sua affermazione secondo cui "il cristiano vero parte dal prespposto che tutti gli uomini in partenza siano sconfitti" è semplicemente, almeno per me, da respingere. Intanto, in base a quali parametri lei discerne un cristiano vero da uno che non lo è? E poi il cristiano, proprio perchè ha Dio in sè, parte da vincente, non da sconfitto. Dissento quindi sia dalla sua prima sia dalla sua successiva spiegazione. Cordialità.
cioè voglio dire: l'opportunismo c'è; ma non è quello che intendiamo noi. Il ragionamento non è "soffro e ho sofferto, allora decido di credere in un Dio che possa rendermi felice". Il ragionamento è "tutti gli uomini soffrono e soffriranno sempre; me ne rendo conto perfettamente. E se tutti decidessimo di sostenere insieme questa sofferenza e di aiutarci a vicenda? facciamolo in nome di un dio."
Per Cristiano Comelli: perché non concordi? è così che funziona in realtà la scommessa di Pascal. La religione cristiana è estremamente vicina all'ottica delle filosofie consolatorie!!! anche se è una religione molto vecchia le basi che l'hanno creata l'animano ancora... non credo sia una questione d'opportunismo: credo che il problema sia ben diverso. Il cristiano vero parte dal presupposto che tutti gli uomini in partenza siano sconfitti. da cosa? dalla vita, dal dolore, dall'amarezza, dal male in genere. A tutto questo la religione vuole offrire una via, difficile perché è quella dell'umiltà, ma non insostenibile...