La nostra capacità di essere disgustati, lasciami osservare, varia in proporzione ai nostri desideri; cioè in proporzione all'intensità dei nostri attaccamenti alle cose del mondo.
Quello del disgusto verso i fatti della vita è un tasto delicato perché coinvolge la qualità di ciò che ognuno è. Il punto di vista adottato da Thomas Mann non è corretto che da una ristretta visuale, quella riferita al desiderio, ma quest'ultimo non è l'unico riferimento possibile verso cui orientare il disgusto verso le ingiustizie. Una persona prova meno disgusto maggiore è il suo grado di consapevolezza delle ragioni che motivano l'esistenza a essere quello che è, cioè anche preda della malvagità delle persone. Non è indifferenza, ma è la particolare pazienza data dal conoscere i princìpi dell'esistenza, che inclina a non avere fretta nel trarre giudizi. Questo perché la verità impedisce alla falsità di costruire coperchi per le pentole nelle quali la realtà ribolle.