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Cenere

Guardando una fiamma spegnersi in una terra abbandonata da un dio che non esiste, ci si chiede quale sia il senso di un affanno sovraumano, sempre presente, come il male. Quando la vista si annebbia di dolore, la rabbia pervade il corpo stanco di tutto, contrae i muscoli involontariamente. Chi comanda? Ingiustificabili autodistruzioni, ecco. Pensare di niente quando ci si isola, forti del proprio miserabile egoismo, piangendo perchè gli altri, nondimeno noi stessi, proverebbero pena per noi in quel momento. Poi chiudersi, sigillarsi in una morte affettiva, domandandosi perchè ci si senta soli, veramente soli. Rendersi conto di essere sicuri del solo fatto che urlare sarebbe inutile. Totalmente. Poi tornare a guardare quella fiamma che ormai s'è spenta; rimangano pure gli ultimi fumi del fuoco smorzato a girare nell'aria purchè l'anima speri ancora che il cavaliere della notte torni a riaccenderla. La speranza dell'anima non è che una potenziale realtà. Realtà.. Potenziale.. Paura.. Brio... Irrimediabile sconforto... Inetta... Pigra... Bassezza... È penoso... Lo slancio... Dispero... ... Ormai c'è solo cenere.

 

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8 commenti:

  • Verdiana Maggiorelli il 15/11/2011 14:24
    Mi ha colpito la tua domanda: chi comanda?
    Nessuno dico io. E sono d'accordo con te
    sul dolore, è quasi sempre una straordinaria
    opportunità di crescita. Arrendersi alla vita, al dolore, alla paura è l'unico modo per riaccendere la fiamma. Se la tua intenzione era tradurre i tuoi sentimenti in parole ci sei riuscita, almeno per me.
  • La Lupa della steppa il 03/02/2010 20:03
    Il mio pseudoaforisma non era riferito né al terremoto (per quanto l'evento mi abbia fatto soffrire), né al fatto che probabilmente Dio non è con me .
    Non è uno "sfogo", se mi dovessi sfogare urlerei contro qualcuno, mi ubriacherei o magari mi farei una corsa sul tapis roulant. Non volevo che il lettore 'comprendesse' quello che avevo scritto, non si tratta mica di parafrasare Dante: 'Cenere' era una prova, tutt'altro che facile, di tradurre i miei sentimenti in parole. Dal mio punto di vista ci sono riuscita mediamente bene (e non parlo di sintassi o forma), ovviamente solo alcune persone, e chi mi conosce, hanno reagito come avrei reagito io leggendo uno 'sfogo' (ma sì, chiamiamolo così per ortodossia).
    Spesso non si vuol comprendere, o non si può comprendere, perché quelli che io chiamo 'paraocchi anti-dolore' sono sempre ben fissati sulle nostre tempie. Per quanto mi riguarda, non dobbiamo assolutamente temere il dolore (parlo di quello psicologico), è la base della nostra esistenza, tutto sta nell'uscirne fuori puliti. Avere paura della paura a volte può diventare letale. Per concludere, non hanno troppo senso commenti del tipo 'che è sta roba? non la capisco', oppure commenti parafrasabili come 'ripijate'. Volevo solo farvi ascoltare il mio ascolto, sentire quello che io avevo provato (non mi ricordo neanche in quale occasione) quei minuti in cui avevo scritto questo post che per molti rimarrà solo roba senza senso.
  • Giuseppe Bellanca il 30/11/2009 20:21
    La tua confusione è dettata dal dolore, hai espresso bene il concetto... quando la ferita si rimarginerà tornerai a vedere nuovamente le cose dal suo verso... ciao.
  • Maria Piera Pacione il 30/10/2009 21:30
    bella... complimenti
  • Polo Nord il 28/10/2009 16:10
    solitamente in solitario, quasi autistico pensiero rivolgiamo su di noi l'odio e l'egoismo del mondo. Di fatto robbe l'anima l'hai cacciata dal tuo mondo, ti si spegne la fiamma di potenziale divinità perchè chi ci è affianco è sordo muto e cieco lasciando all'autodistruzione l'unica via per sentirci vivi. Ahimè nel mondo c'è gente come rocco burtone che lascia un commento come (che sfogo è questo? non lo capisco)e così immagino che tu li abbia potuti incontrare sulla tua strada(incomprensione della tua sensibilità da parte di gente che si sente più profonda e più importante senza mai aver pensato alle sfumature dell'essere in quanto tale, e quindi alle particolari fattezze della tua natura).. Ripartiamo da zero nella considerazione degli altri; pronti a dare tutto e a non voler nulla in cambio, così forse si riaccende la speranza di trovare qualcuno come noi lì fuori invece di un'inverno gelato pronto a congelare la vita, i colori della vita...

    anche se parla di un inverno interiore molto triste a me piace molto come lo hai scritto. Un grosso abbraccio roberta..
  • Anonimo il 23/08/2009 15:55
    Mi viene da supporre che il pensiero sia rivolto a ciò che è accaduto all'Acquila visto che sei di quelle parti... Ineffetti leggo la confusione dentro te di chi non comprende come un Dio che si dice amorevole possa accettare tanto dolore senza intervenire. Ma Dio esiste malgrado tutti e tutto, malgrado coloro che dovrebbero esserne i custodi fanno di tutto per spingerci a NON credere. In realtà la natura stessa deve spingerci a credere. Intanto fatti forza, non leggo la speranza, ma solo il dolore, devi reagire...
  • Rocco Burtone il 06/07/2009 14:22
    Che sfogo è questo? Non lo capisco
  • augusto villa il 23/06/2009 23:10
    Dio è in te... Fatti qualche domanda... Vedrai che non siamo poi cosi tanto abbandonati... Siamo noi a sfuggire alle sue risposte... Lui è l'abbandonato!!!
    E ricorda che la cenere... fa crescere piante robuste... come del resto la m...
    Ciaoooo!!!! Forzaaaa!!!!