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Dipinto

credo che una donna viva e non affacci al mondo senza un perché, e solo quando se lo sente, scopre, cerca, trova, si nasconde, si fa desiderare, e poi appare, incandescente, da lontano in un'immagine offuscata, da troppo vicino ti scotti e ti marchi, e non puoi notare tutte le sfumature; da vicino, invece ne scopri tutte le bellezze, tutti i cosiddetti fronzoli, che però rendono un'unica l'opera d'arte. Una opera d'arte.. già! è questo che la descrive. È come una galleria d'arte, ci si avvicina anche un po' titubanti, varchi la soglia che non sai dove sei, ed è un mondo che non vorresti smettere mai di ammirare. Ma chi se ne frega della cornice, ma se non ci fosse quella luce che esalta la tela, tutto resterebbe nel buio, o ben che vada illuminata solo dalla luce naturale, e questa troppe volte è poco duratura per convincersi. E invece quell'uomo che inventò la lampadina, mi da la possibilità, mi attira a guardare e osservare la tela impregnata di colori sovrapposti. abbagliato! Poi ne vuoi conoscere la storia, da dove viene, vuoi documentarti, vuoi sapere tutto. l'unica cosa che sai è l'autore. Vuoi ammirare e assaporare tutti i tratti di pennello, creati con decisione e anche con un po' di incertezza. Ciò che ti sposta dal disincanto, è solo il guardiano, che bastardo come un orologio svizzero pigia sul pulsante, e tutto diventa buio, cerchi una via d'uscita ma sei talmente affascinato e forse debole nell'incantarti, perché hai impresso nella mente tutto quanto nell'alchimia sei riuscito a cogliere, pur sapendo che ancora molto è nascosto dal pittore, un pittore che ti entusiasma della sua opera, ti intriga nella sua bellezza, per farti giungere quasi al suo pari. L'opera è sua, ma non nasconde il volere di vederti stregato da quello che le sue mani hanno creato. E ti marchi poco a poco e già fa parte di te. Non aspetti altro che il mercenario ripigi quel maledetto pulsante per lasciarti trasportare un'altra volta, di nuovo, come nuovo. Ed è così per giorni e giorni, finchè i giorni non diventano un'abitudine.. macchè abitudine! La Gioia che fa esprimere quel capolavoro, ogni qualvolta che la corrente chiude il circuito, è.. spasmodica.
E del resto della galleria non te ne frega più una beata mazza. Tra le mostre di quadri, Quella è la mostra, tra i miliardi di tele, Quella è la tela. Tutto il resto è sfondo. Uno sfondo che serve però: perché ti permette di vederne differenze, e "voler" solo quella.
Salta il filamento incandescente della lampadina, il miglior tecnico l'unica cosa che può fare è sostituire la lampadina con una bella nuova, la più potente che c'è, ma riaccendi e scopri che il quadro, quel tuo bianco su nero, se n'è scappato per la paura del buio o chissà per cosa. Sei unicamente sconcertato. Li solo, davanti a un sostegno, rimani li. avevi invitato amici e parenti ad ammirare con te tale bellezza, ma loro non l'hanno apprezzata come tu desideravi e quindi sei solo. Rimani lì, immobile. Il guardiano ritoglie corrente, il mattino seguente, come anche quello dopo sei impavido, a cercar quello che ti ha stregato nell'anima, in realtà non ti sei mai mosso! Giri nei corridoi come un labirinto, qualche altro quadro ti fa fermare, ma guardi, poi ricominci a correre, svoltando al faccia destra e sinistra in continuazione, ma è buio intorno, sbatti contro qualcosa, sanguini un po', e intorno a te anche un'aurea un po' difficile ma nella mente solo quel sole. Non puoi crederci. Qualcuno ha premuto il l'allarme, ma la preoccupazione passeggera e ti lascia di stucco. Ma non è il momento di pensare a questo, la mente è interamente occupata da quel quadro, da quella cornice, dalla luce che emana quella tela. Cavoli, possibile che sia qui da solo? Si! Perché fin quando quella lampadina emette luce, calore, su quel muro che appartiene anche a te, l'Arte È ed è di casa, in quel frammento di spazio!

 

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