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La porta del tempo

La spiaggia era deserta, ormai l'autunno inoltrato faceva sentire la sua presenza, il vento iniziava a essere pungente, soprattutto nelle prime ore della mattina. Anna non aveva l'orologio, era scesa in spiaggia con Spaz il suo cane, un collie di 6 anni, alle prime luci del giorno, le piacevano quei momenti, il silenzio del mondo e la sensazione di essere l'unico essere vivente sulla terra. Camminava per ore assaporando la solitudine e lasciando scorrere la mente su quella che era stata la sua vita, finché Spaz non veniva a pretendere cibo e coccole, allora lentamente si riavviavano verso casa. Le sembrava di avere ritrovato la pace, a cinquant'anni, ormai si sentiva abbastanza saggia e matura per poter vivere da sola, senza la presenza di un qualunque uomo che potesse ingannarla nuovamente. Marco, il suo ex marito era in carcere, condannato per stupro verso una giovane donna di vent'anni. L'unica cosa che si rimproverava era quella di essere sempre stata cieca su quell'uomo così affascinante quanto falso, cinico e arrogante. Ma ora le cose erano cambiate, un anno di terapia psicologica le era servito a prendere consapevolezza di sé, della sua vita, delle sue potenzialità come donna libera da ogni tipo di schiavitù.
Aveva scelto da sola di passare l'inverno nella casa sulla spiaggia, ereditata dai suoi genitori, dove da bambina aveva trascorso le sue vacanze ogni estate, dove aveva dato il suo primo bacio al figlio del bagnino e dove aveva perso la sua verginità, pensando che la vita si potesse decidere a 16 anni... si da quel luogo intendeva ripartire, come a voler riparare quegli errori di gioventù che si era portata appresso per un'intera vita. Alla fine di quell'inverno nella solitudine intendeva prendere le decisioni per il suo futuro.
Guardava l'orizzonte, Spatz correva e abbaiava ai gabbiani, era più avanti di lei, tre o quattrocento metri, lo chiamò ma la voce venne portata via dal vento. Ad un tratto il cane iniziò ad abbaiare e guaire girando attorno ad uno stesso punto come se ci fosse qualche cosa sulla sabbia, pensò ad un gabbiano ferito, la lontananza e le piccole dune formate dal vento le impedivano di vedere, iniziò a correre per raggiungere in fretta il punto. Quando giunse a circa dieci metri lo intravide, sembrava un cumulo di vestiti ammucchiato sulla battigia, Spatz continuava ad abbaiare irrequieto.
Il cuore iniziò a battere all'impazzata, vuoi per la corsa, vuoi per i pensieri che iniziavano ad affollarle la mente mentre realizzava che ciò che aveva davanti non era un cumulo di vestiti, ma era un uomo. Si fermò di colpo impossibilitata a muovere un solo altro passo, come se qualcuno la trattenesse. Sembrava morto, forse lo era veramente, doveva chiamare subito qualcuno, si sentiva paralizzata, incapace di prendere una qualsiasi decisione, le sembrava di essere ripiombata nel baratro. Mentre lo osservava indecisa sul da farsi, la figura si mosse, quasi impercettibil-mente, quel tanto da farle capire che non era morto, allora in lei si mosse qualche cosa, forse lo spirito della crocerossina che alberga in ogni donna, le diede quella forza di spirito per affrontare quella nuova situazione. Con un balzo fu al di là dell'ultima duna, e si inginocchiò vicino all'uomo cercando di capire se fosse ferito, iniziò a toccarlo e a chiamarlo, la sua reazione fu immediata, aprì gli occhi e la fissava disorientato. Dal canto suo Anna sembrava rapita da quello sguardo, quegli occhi non le erano nuovi, le sembrava di conoscerlo, ma la barba incolta e i capelli brizzolati le mettevano dei dubbi, come un giovane appannato dagli anni. Infatti gli occhi che lei ricordava erano quelli di un ragazzo conosciuto molti anni prima, ma il volto che le si presentava davanti era quello di un uomo maturo sui cinquantacinque. Un nome iniziò ad affiorarle dai ricordi: Gino... si Gino, era proprio lui! Non c'erano dubbi, era Gino il suo compagno di giochi, scomparso in mare quarant'anni prima, quando era stato colto da una burrasca durante una lezione di vela. Il giorno dell'incidente, c'erano in mare circa 15 ragazzini tutti intenti ad imparare a portare delle piccole barche a vela, l'istruttore li seguiva con la sua, il tempo non era bello, ma decisero comunque di fare la lezione, improvvisamente il vento cambiò e la scotta della randa scartò dalla parte opposta scaraventando Gino fuori bordo, il mare grosso lo trascinò tra le onde e nonostante i tentativi di raggiungerlo e recuperarlo tutto fu inutile. Nemmeno il corpo non fu mai recuperato. Per settimane i suoi genitori e tutti loro amici si recarono sulla spiaggia, ogni giorno, sperando che il mare restituisse loro almeno le spoglie del ragazzo. Poi le speranze cessarono e loro smisero di cercarlo rassegnati.

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 29/11/2013 13:37
    non avrei mai smesso di leggere, sola in compagnia del tuo cane, una mattina d'autunno, ritrovi la tua serenità e l'amore mai avuto
  • Aluna Morrison il 03/11/2012 16:56
    un racconto sin dalle prime righe avvincente sino al gran finale ed esprime il concetto di come il passato non conti, il futuro ancora non c'è ma è il presente quello che conta e il presente è un vero e proprio miracolo!! complimenti, bravissima!! scrittura scorrevole e piacevole

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