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Caso: oltre il fondo del pozzo

Il caso non esiste, o Dio o il caso, entrambi sono incompatibili. Il caso è una immaginazione dell'uomo per spiegare semplicemente ciò che egli non può o non riesce a sapere, a capire. Dio non vede il caso, quindi non c'è caso.
Il caso è immaginato a più livelli in base al modo di approccio ed alla conoscenza delle persone. Tutto ciò che che a qualcuno può sembrare caso in realtà ha spiegazione e motivazione.
L'uomo è limitato e quindi non può avere una visione, una conoscenza, una percezione del totale, del tutto. Quindi non riesce a spiegarsi tutto ciò che avviene, quindi inventa il più grande degli dei pagani: il caso (più grande della dea della fortuna).
Pensare che il caso esista ci pone dei limiti, delle barriere, ci annebbia la vista, la conoscenza, la percezione. Credere nel caso ci rende ancora più esseri limitati di quanto già siamo.
Credere nel caso è un vizio, i virtuosi non credono nel caso.
Ogni avvenimento è composto da infiniti fili che si intrecciano, si tendono, si sfilacciano, si spezzano, si rigenerano. Ma non potendo noi concepire, comprendere ed osservare tutto ciò abbiamo quindi immaginato l'esistenza del caso (irrazionalità). Così le nostre domande hanno una risposta facile e sbrigativa accostandosi al caso. Il caso diventa la soluzione ultima di molti avvenimenti, elimina il dubbi (ciò è grave). Preclude la conoscenza di un livello più ampio e più approfondito.
Il caso è il fondo del pozzo, chi mai è andato oltre il fondo di un pozzo? Chi mai ha ipotizzato di fare ciò? Il fondo c'è e lì rimane, è quasi un qualcosa di sacro e di inviolabile. Chi mai osa pensare oltre di esso? Chi osa varcarlo? Noi lo abbiamo costruito! Noi lo abbiamo posizionato! Noi lo abbiamo delimitato!
Noi stessi alimentiamo la nostra stessa limitazione inglobandoci, addentrandoci in immaginazioni da noi stessi poste.

 

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