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La preghiera dei morti della tyssen

LA PREGHIERA DEI MORTI DELLA THYSSEN

Vi abbiamo visto colleghi urlare con sgomento indicibile
quando i nostri corpi si carbonizzavano ad uno ad uno
e maledire una colata tanto nemica quanto prevedibile,
perché compagna depenalizzata del profitto di qualcuno.

Vi abbiamo visto increduli accorrere all'assurdo bagliore
E trattenere il cuore in gola in attesa di una vana speranza
Mentre le sirene lancinanti di una fabbrica senza cuore
Diffondevano morte e orrore con tragica risonanza.

Vi abbiamo visto sorvegliare i nostri otto corpi deformati
E con pietà sincera affidarli a infermieri e medici vocianti.
Sembravamo involucri senza più dignità, pupazzi bruciacchiati
Con l'orrore delle ustioni a infierire sui nostri cuori imploranti.

Vi abbiamo visto accudire per giorni i nostri resti martoriati,
corpi anneriti e devastati dall'acciaio fuso e incandescente
Tutti a turno in ospedale per restituire uomini gravemente ustionati
Ai parenti, agli amici, al Sindacato e all'affetto della gente.

Vi abbiamo visto consunti dalla rabbia di una denuncia inascoltata
rendere omaggio all'obitorio ogni volta ai nostri corpi impresentabili
e rispondere alle ipocrite condoglianze dei diversi potenti di giornata
invocando giustizia per tutti coloro che di quei lutti erano responsabili.

Vi abbiamo visto ai nostri funerali prima spargere lacrime rassegnate
quasi in disparte dietro le autorità e politici, colpevoli eccellenti,
poi gelosi di portare a spalla non la morte in quelle bare imbandierate
ma gli stessi ideali in cui credono solo uomini umili, uniti e vincenti.

Vi abbiamo visto alzare i pugni al cielo e rifiutare discorsi cinici
di ipocriti oratori benpensanti che imputando al destino e al fato
la tragedia assurda ed evitabile di sette operai metalmeccanici
ricercavano con anticipo un consenso tanto ipocrita quanto inascoltato.

Vi abbiamo visto fischiare decisi i capi della fabbrica maledetta.
Quelli che in giacca e cravatta fingendo persino di sembrare umani,
in chiesa, in prima fila, di fronte alle luci e al fascino della diretta
hanno toccato i nostri figli con la paura celata di sporcarsi le mani.

Ed ora che il nostro sacrificio è già scomodo evento da non ricordare
sopraffatto da un mercato globale che lo ripudia con disdegno puro,
prima del suono dolce di un'ultima sirena vi vorremmo spronare
a continuare a lottare per un lavoro più giusto, più umano e più sicuro.

 

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1 commenti:

  • Anonimo il 27/04/2011 07:45
    Bella... questo tipo di poesie fanno riflettere su ciò che concerne la vita e su come fondamentalmente sia breve... Complimenti.!!!

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