Ho solo rabbia
negli occhi, e odio,
per l'ambiguità del fato
che nell'assenza
dona lenta e amara morte
negandomi
il tuo bel canto che parla
il silenzio illumina
i giorni d'oblio
e tinge d'opaco il mio pianto,
mi siedo sul bordo
d'un pozzo colmo di fango
e nero castigo,
si perde il mio sguardo
mentre getto sassi
e tutti i miei sogni sul fondo
niente resta nel cuore
che sanguina e soffre
calpestato
dall'eco dei colpi d'un male
che conficca i suoi chiodi
nell'io più profondo
in un fare incessante
nella mente si disegnano
i vuoti
dai familiari contorni,
è un profilo che sfuma
-il tuo-
ora vegeto
nella mia triste condanna,
ho tolto le scarpe
e legato ai piedi un masso,
voglio camminare
nella vita col mio dolore
per poter espiare
ad ogni passo il mio errore.