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Storia di Natale

È una notte senza luna e senza stelle. Peppino, spinto dal vento gelido di tramontana che spazza il vicolo stretto, arriva a mente fino allo slargo dove termina il paese. Ha la vista appannata perché ha bevuto il residuo dei fondi di bicchiere che ogni sera gli lascia da parte l'inserviente, fuori dal bar, vicino al bidone dell'immondizia. Sa d'aceto e di tappo, ma riscalda lo stesso. Alla mensa dei poveri ha trovato solo una fila interminabile. Alla fine ha rimediato pane vecchio e bucce di formaggio, ne ha messo via una parte nella busta di plastica, con gli avanzi di pollo della rosticceria e una fetta di panettone quasi intera, caduta di mano a qualche bambino distratto o capriccioso. Da dividere coi cani che gli scodinzolano dietro e lo aspettano, o per domani.
Se anche dovesse esserci, per lui, un domani. Per lui che ha visto andare in fumo tutta una vita, senza più ieri né oggi. Appena fuori dal paese ci sono le grotte scavate nel costone ripido della roccia. Nel secolo scorso ci stavano i briganti e i contrabbandieri, ora ci vivono solo i barboni. Sistema alla meno peggio i cartoni per la notte e si rincantuccia sotto la coperta di sacco.

Miriam ha viaggiato per due giorni e due notti. All'alba, quando ha passato la frontiera, le è sembrato un miraggio. È partita da sola in mezzo a tanti, nascosta nel ventre di una nave diretta in Italia. Italiani, brava gente, dicevano. Al suo paese c'erano state le suore missionarie italiane, Miriam aveva studiato catechismo con loro, ricorda tante parole d'italiano.
Ora, nel buio della stiva, vede ancora il villaggio avvolto dalle fiamme che divorano le piantagioni di mais e di zucche. Ha venduto i maiali e gli zebù della sua famiglia per pagarsi il viaggio. Non lascia nessuno, solo capanne d'argilla distrutte ai confini del deserto, e morte. Allo sterminio della sua famiglia nubiana non è sopravvissuta che lei, designata dalla sorte a custodire il vapore, il fantasma della sua gente che, simile a ombra, si è insinuato nel suo corpo e si è fatto carne, nuovo scrigno di essenza da preservare e consegnare integro alla vita.
Scesi dalla nave, li hanno caricati su una corriera che si è inerpicata su sentieri di montagna, li hanno fatti scendere vicino ad un valico senza nemmeno una parola, con un gesto hanno indicato la direzione giusta, nel chiarore incerto dell'aurora. Una pagnotta rappresa e una bottiglia d'acqua ciascuno. La buona sorte a tutti ha pensato lei, fra sé. Si sono sparpagliati, divisi è più facile. Ognuno per la sua strada. Ha oltrepassato la montagna da sola, una giornata intera senza vedere anima viva, risaltando ad ogni fruscio, col cuore in gola. Senza mangiare e senza bere dal mattino, sotto una pioggia livida e battente, fra rocce aguzze e scivolose, sterpi e fango.
L'energia ogni tanto le viene meno, avrebbe voglia di inginocchiarsi e giacere così, chiudere gli occhi e dire basta. Resa incondizionata. Invece stringe i denti e va avanti, un passo dopo l'altro. Protegge il segreto che le da la forza di andare avanti, porta in seno l'anima del suo popolo massacrato.
La sera, finalmente, le luci lontane.
È salva, soffre molto, ma non le importa di sé stessa. Attraversa l'ultimo sentiero in discesa e arriva alle case, è buio e freddo. C'è una luce dietro le imposte accostate, la ringhiera del cancello è adorna di fiocchi e luci colorate, si sente musica festosa. Suona al campanello, trema dilaniata dai dolori che vanno e vengono sempre più frequenti. Una figura scura appare distante, nel vano della porta che si apre. La sagoma scruta, pronuncia frasi incomprensibili, poi richiude e da dietro le sbarre arrivano, latrando, i cani minacciosi.

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l'autore Elvira Siringo ha riportato queste note sull'opera

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7 commenti:

  • Anonimo il 08/11/2011 15:30
    Beh... qualcuno ha abbassato i voti a questo racconto... rimango meravigliato di un gesto così... ma dai... ciaociao, fatti viva.
  • Isaia Kwick il 05/07/2011 05:46
    Racconto molto toccante, peccato che ci ricordiamo dei senza tetto e dei più sfortunati solo per NATALE.
  • Anonimo il 30/12/2010 15:27
    Visto Ettorina... che ti dicevo? Avevo ragione o no? Sai che faccio... lo metto tra i preferiti. ciaociao a tutti.
  • Ettorina Gerbelli il 30/12/2010 15:22
    È bellissimo!!!! Non ho mai letto un racconto così tenero e commovente, è una favola per grandi e piccini.
    Grazie per la commozione che mi hai regalato.
    Buon anno!
  • Elvira Siringo il 30/12/2010 10:00
    Grazie di cuore a voi tutti lettori,
    un pensiero particolare ad Osvaldo e Giacomo che mi confondono con le loro lodi,
    che il 2011 sia un buon anno per voi tutti, che vi riservi in dono il compimento dei desideri più belli, vi abbraccio, Elvira
  • Anonimo il 30/12/2010 01:36
    Allora è vero lo spirito del Natale esiste ancora.
    Elvira, mi sono emozionato. Certo che come autrice, rispetto ad altri autori sei in una altra dimensione. Leggendoti, mi hai fatto rivivere l'essenza del Natale di oggi. Grazie-
    Agli altri autori cosa si può dire: ubi maior minor cessat-
  • Anonimo il 29/12/2010 14:11
    Altro gran bel racconto... una vera scoperta, per me. Lo segnalerò alla mia amica Ettorina, grande appassionata di storie di barboni e barbona potenziale pure lei, senza trovarne il coraggio... ciaociao.