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Tempo scaduto

TEMPO SCADUTO

- Due minuti ancora e poi entro.
Guardo l'orologio. Mi sto innervosendo. Savino, seduto di fianco a me al posto di guida cazzeggia con lo smart.
- Calmati Paola. Quello è un povero stronzo cacasotto. Vedrai che stavolta paga.
Milano, periferia ovest, da qualche parte.
Siamo parcheggiati da almeno dieci minuti davanti all'ingresso di edifico basso. Mattoni a vista. Nessuna finestra sulla facciata principale. Solo una pesante porta di vetro antisfondamento.
L'edificio basso è in realtà la sede della Vanzetti & figli, piccola azienda in forte espansione nel settore della componentistica per motori idraulici. Espansione verso i nuovi mercati dell'Est. Europa e Asia.
Un buon fatturato quindi. E fatturato vuol dire soldi.
- Continua a trovare scuse. Ma stavolta mi sono davvero stancata - guardo di nuovo l'orologio - cazzo doveva chiamare cinque minuti fa! Iniziamo a dare nell'occhio. Siamo fermi qui davanti da troppo tempo
Savino sbuffa - Sei tu che vuoi venire sempre con la macchina di servizio. Era meglio se almeno avessimo usato un'auto civetta.
- Si certo, e glielo spiegavi tu a Donati a cosa ci serviva un'auto civetta genio?
- Il commissario in questo periodo è troppo impegnato a scoparsi il nuovo acquisto per fare caso a queste cose.
Lo guardo con una smorfia - Ma chi, Salvatore? Ma che cazzo dici Savino
Quello ride - Non dirmi che non lo sai che il nostro caro commissario Donati è frocio, Paola. Anche se è sposato... ma è frocio dentro
Piove. Cielo color dell'alluminio fuori. Le gocce si infrangono sul parabrezza dell'Alfa 159 trasformandosi in rigagnoli
Piove ininterrottamente da una settimana ormai. Odio l'autunno.
Almeno non c'è nessuno per strada. Poi questa è una strada a fondo chiuso. Nessuno che non sia diretto all'azienda passa di qui. Meglio così.
- Tempo scaduto.
Mi aggiusto il berretto sulla fronte ed esco. Savino non smette di giocare con il suo cazzo di telefono.
Citofono con videocamera di fianco al portone in vetro. Avrebbe bisogno di una bella pulita.
Suono tre volte a lungo e aspetto cercando di evitare che le gocce di pioggia gelida si infilino nel colletto della giacca della divisa. Ma una cazzo di tettoia la potevano costruire penso maledicendo i cielo e il proprietario.
Finalmente la serratura del portone blindato scatta.
Il proprietario in questione è Antonio Vanzetti.
Per un gioco del destino è lontano parente di quel Vanzetti che nel secolo scorso avevano arrostito sulla sedia elettrica in America per non ricordo più quale motivo.

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