I.
Basta, ormai è finita
E non voglio più gente in casa mia.
Quello che è stato è stato
– Una gran birberia –
Ma chi ha avuto ha avuto
E chi ha dato ha dato
Dal Cardinale all'Innominato.
Cara la mia Lucia
Non sarò più tanto snello
Ma il cielo di Lombardia
È rimasto sempre quello.
Tu sai bene che non moraleggio,
Però la poteva andare anche peggio:
In fondo, ce la caviamo con poco
Anche se tu... sì, proprio tu
Sembravi fare apposta a scherzare col fuoco...
Ma adesso il romanzo è finito,
E una volta scampati alla peste
Com'è vero che almeno una cosa ho capito:
Facciamo meglio - i capponi - a mangiarceli noi per le feste.
Va bene, va bene, Lucia;
Te l'ho detto, è proprio finito.
E allora, cosa fai lì con le mani in mano?
Non hai mica - per caso - un po' di nostalgia?
Con tutto quello che abbiamo da fare...
Appena adesso, si cominciava a parlare...
... O ripensi magari a Milano?...
Io, francamente, non voglio pensarci mai più.
Se è per me, li perdono
Tutti quanti, e ci faccio una croce su.
Proprio, da buon cristiano.
Ma è finito - hai capito? - è finito!
Su, su,
Prendi, l’anel ti dono,
Senza tante parole.
Andiamo, su; hai sentito?
D'ora in poi ci si alza col sole
E si va a letto - al più tardi - alle dieci.
... Mica come in lazzaretto...
A proposito... sai che era saporito
Quel giambonetto
E il tuo minestrone di ceci...
II.
Lucia... rimembri ancora
L'invasione... e non saper dove andare...
E la persecuzione... e sempre scappare...
Dormivi?... Ma io ci ho ripensato.
Forse era quel minestrone squisito,
Ma io stanotte non ho proprio dormito.
Mi sono alzato,
Ho bevuto - niente - non ci sono riuscito.
E tu dormivi - tu,
Ma appena mettevo la testa giù
Era come se mi sentissi - io! - sul viso
Ancora quell'orribile alito del Griso.
Eppure... vedi... sento che dimenticheremo...
Cosa vuoi... l'abitudine di ogni giorno...
Gli oggetti familiari tutti intorn
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