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Poesie di Giorgio Vigolo

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Il ritorno di sera

Un silenzio m’invita
di perduti sentieri
a un alto prato ove fra i monti sola
mi sorprende la sera: e come chiudo
in me lo sguardo a contemplar intento
vedo nel buio cuor sorgere un’alba
e illuminarsi un ignorato mondo:
dentro di me nascondo un altro cielo.
E par che il sole che nei boschi cade
e brune lascia le contrade e i monti,
in me stesso rinasca ad albeggiare…
e non tramonti


Anima senza tempo in te mi perdo.
Dal profondo m’attiri
come incantato specchio
ove per quanto io miri
non vedo l’ombra del mio viso umano;
ma nei tuoi gorghi affiora
un paesaggio arcano
che di sé le cangianti acque colora.
Così veduto ho un'altra volta ancora
le foreste sul mare
piegar nell’ombra le ispirate fronti,
mentre i ghiacciai sui nuvolosi monti
ardean sospesi come organi d'oro
nell’alba d’antichissimi orizzonti.


Di memoria in memoria alle perdute
vite del cielo tornare mi sembra,
e su laghi di larghi argentei fiori,
quanto più si rimembra
l’anima di que’ suoi lontani albori.
E sento ormai che del corporeo mondo
ogni apparenza trema e si dilegua;
questa è la soglia estrema
ove il pensiero degli umani è spento;
qui d’un alto spavento io provo il gelo
e, se tornare anelo,
non so la via che riconduce in terra.
Dal nodo delle membra si disserra
lo schiavo, sciolto; e si ritrova in cielo.


Ma più grata, al riaprir gli occhi, la cara
terra che amiamo e le borgate e il fiume
che il moribondo lume
della sera d’autunno in se trattiene
e con purpuree vene
l’ultima luce per le valli sparge.
Caro viso di donna anche ritrovo
sulle fidate soglie
della casa serena;
e quasi gli occhi inumidisce il pianto
se sull’amata bocca e sulle chiome
bacio l’antica pena
e il ritrovato incanto
della vita serena.

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