Si volge verso l'est l'ultimo amore,
Mi abbuia da là il sangue
Con tenebra degli occhi della cerva
Che se alla propria bocca lei li volga
Fanno più martoriante
Vellutandola, l'ardere mio chiuso.
Arrotondìo d'occhi della cerva
Stupita che gli umori suoi volubili
Di avvincere con passi le comandino
Irrefrenabili di slancio.
D'un balzo, gonfi d'ira
Gli strappi, va snodandosi
Dal garbo della schiena
La cerva che diviene
Una leoparda ombrosa.
O, nuovissimo sogno, non saresti
Per immutabile innocenza innata
Pecorella d'insolita avventura?
L'ultimo amore più degli altri strazia,
Certo lo va nutrendo
Crudele il ricordare.
Sei qui. Non mi rechi l'oblio te
Che come la puledra ora vacilli,
Trepida Gambe Lunghe?
D'oltre l'oblio rechi
D'oltre il ricordo i lampi.
Capricciosa croata notte lucida
Di me vai facendo
Uno schiavo ed un re.
Un re? Più non saresti l'indomabile?
Solo ho amica la notte.
Sempre potrò trascorrere con essa
D'attimo in attimo, non ore vane;
Ma tempo cui il mio palpito trasmetto
Come m'aggrada, senza mai
distrarmene.
Avviene quando sento,
Mentre riprende a distaccarsi da ombre,
La speranza immutabile
In me che fuoco nuovamente scova
E nel silenzio restituendo va,
A gesti tuoi terreni
Talmente amati che immortali parvero,
Luce.
Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del mare e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.
Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.
L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo
A solitudine orrendo tu presti
Il potere di corse dentro l'Eden,
Amata donatrice.
Hai visto spegnersi negli occhi miei
L'accumularsi di tanti ricordi,
Ogni giorno di più distruggitori,
E un unico ricordo
Formarsi d'improvviso.
L'anima tua l'ha chiuso nel mio cuore
e ne sono rinato.
E solitudine che fa spavento
Offri il miracolo di giorni liberi.
Redimi dall'età, piccola generosa.
Ogni mio momento
io l'ho vissuto
un'altra volta
in un'epoca fonda
fuori di me
Sono lontano colla mia memoria
dietro a quelle vite perse
Mi desto in un bagno
di care cose consuete
sorpreso
e raddolcito
Rincorro le nuvole
che si sciolgono dolcemente
co' gli occhi attenti
e mi rammento
di qualche amico
morto
Ma Dio cos'è?
E la creatura
atterrita
sbarra gli occhi
e accoglie gocciole di stelle
e la pianura muta
E si sente
riavere
Giuseppe Ungaretti (1888 - 1970) è stato un poeta e scrittore italiano e viene indicato come il fondatore dell'ermetismo, una corrente letteraria diffusa a partire dagli anni Venti e che influenzerà sensibilmente la poesia italiana successiva.
Tra le principali raccolte di poesie di Ungaretti si ricordano Il porto sepolto, Allegria di naufragi o La terra promessa.