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In memoria

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse





Locvizza il 30 settembre 1916.

 


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3 commenti    

3 commenti:

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  • il 22/09/2011 21:39
    Toccante, bella e profonda.
  • ELISA DURANTE il 09/08/2011 07:01
    Una dedica struggente che vale per quanti muoiono lontano da casa...
  • K. Lear il 28/02/2010 20:54
    La patria ideale spesso non è la nostra, e non riusciamo a farne parte, anche se la vogliamo trovare nella realtà, a costo di sradicarci. Ungaretti forse riusciva a tagliare le proprie radici e farle attecchire nella poesia, in attesa di trovare la sua patria