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Telefono

Sei tu, sei tu, sei tu. Mentre ti parlo,
mentre t'ascolto, immobile, mi pare
che la tua voce seguiti a vibrare
in questo orecchio mio per lacerarlo.

Sei tu, sei tu. La tua voce mi giunge
da una profondità d'anima oscura.
Io ti rispondo, amica, ma ho paura,
ché vicina mi sei tu che sei lunge.

Ho paura di te, di questo ordigno
che al povero cuor mio che più non sogna
dona la voce tua, la tua menzogna
come per uno spirito maligno.

Che vuoi da me? Che mi domandi ancora?
L'ultimo sogno cadde come un frutto.
Io nulla vedo, nulla voglio, tutto
ciò che fu mio lasciò la mia dimora.

E mi par quasi che fra tanto fasto
d'illusioni solo questo ordigno
fedele al muro, come un vecchio scrigno
pieno d'accenti tuoi, mi sia rimasto.

Tu parli e io vedo il tuo bianco profilo
un po' chinato sopra l'apparecchio
mentre raccogli nell'intento orecchio,
più che il mio dire incerto, il mio respiro:

tu parli e io non t'ascolto: non t'ascolto
perché ti vedo: vedo d'improvviso
una lieve penombra di sorriso
ch'erra nel volto tuo, chino e raccolto...

Ah ridi ridi ridi tu che sei
bella e ami solo la tua gioventù.
Io? Ti rispondo, ma non sono più
che due numeri: 10-36.

 


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2 commenti    

2 commenti:

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  • maria angela carosia il 20/04/2016 18:30
    Molto coinvolgente
  • Laura cuoricino il 12/08/2010 07:49
    Una telefonta triste ed amara! Molto bella.