Quando l'usignolo
eleva
le sue cavatine verso il sole
sta finendo la primavera
i gufi
nelle cavità degli alberi
dormono
hanno aspettato tutta la notte
sperando
di vedere
il naufragio dell'estate
negli occhi terrorizzati di un piccolo topo
Se è sonetto
Fatto di melodia
É profumo di rosetta
É spiga sapida
Un campo verde distante
Una distesa di vita
Ode del tavoliere, carme del fermeto
in un tempo fatto cerchio
Una linea deserta su una cordicella
Di capogiri
Dove lo spirito
Anticipa il sogno proprio
Si traghetta in fragore di flutti
Setaccia l'inquietudine sparsa
E distesa nelle coste del tempo
Vivere come il burattinaio di se stessi! Risultato: creare le cose, fare le cose, ma non vivere le cose.
Assistere a quello che ti succede e a quello che induci senza provarne le emozioni, ma solo lo stress per aver generato delle semplici reazioni
Siedo su un letto di tegole
aria densa di fumo
il respiro si fa stanco e debole
ho paura del buio
Sento l'ansia crescere in me
squarcio di silenzio
richiamo d'imminente passato
le ore scorrono lente
Mi sporgo avanti ad ascoltare
traccia d'un suono
sento distante un sordo vibrare
sembiante di tuono
Sento appena il boato gridare
bagliore di tenebra
squarcia il nero cielo della
Immersi come siamo
affondiamo piano
nel dolore. Nelle case
siamo soli, nelle cose
siamo chiusi. Certe porte
non si aprono, alcune volte
bussiamo, e non sappiamo
mai distinguere i rumori.
Chi c'è la fuori?
Finché le nostre lacrime
non ci uccidono per ultime,
viviamo.
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