Un apostrofo
cadde
per caso
in un lago
trasformandosi in un argenteo ago
un mago
un po' matto
pago di anni
e
di sporchi affannosi panni
punto
dal desiderio
di rilucere
ed essere un pungente stimolo d'alba
per gli occhi fiochi della gente
mise in atto
il poter riprodurre questo fatto
unto
d'olio
spoglio
d'orgoglio
si gettò di proposito
nelle acque del lago
e anche lui diventò un magico ago
ricucendo foniche strofe d'Amore
versò
il diverso suo essere
in versi
cantò
l'incanto
in canti
immaginò
l'inimmaginabile
in surreali immagini
nei filanti filantropici occhi del suo immenso universale lago affogò il sale delle stupide spinose opinioni
spezzò la sua mente pezzo per pezzo nel mare tropicale dei silenzi
in un atomizzarsi inopinabile di sublimi ioni
imprevedibili nell'abilità di ricostruirsi nelle onde visibili di armoniosi indivisibili suoni