Il peso di quell'inutile me stesso
che gira e si rigira nel mio letto,
mi accompagna se tento di dormire
e rende faticoso respirare.
Di questa voce che si fa tremante
per colpa d'altri che con fare indifferente
non capiscono con un vuoto disarmante
quell'affannoso ansimar pesante.
Questo non viene da ansia o da emozione
o per rendere migliore quella nota prestazione,
arriva per chi vive di quel poco
di un'esistenza somigliante al gioco.
Viene per chi accetta un mondo così vario
ma non vorrà mai prendersi sul serio,
sul gioco del denaro, della guerra e del futuro
del guadagnarsi tutto mangiando pane duro.
Sorpassare con lo sguardo l'orizzonte
trasformando le città senza adoperar le piante,
togliere alle bugie il pietoso velo
salendo come aerei sopra il cielo.
Alla fine tornar giù, che è più interessante,
saziandosi d'ogni bellezza e tornando pesante.