Mi accolgono i cipressi alti del viale
con le cime verdi nel cielo grigio di novembre;
nuvole cariche di pioggia minacciano tempesta,
uomini e donne sostano in silenzio
davanti a loculi di marmo con scritte e foto,
uniche vestigia di vite un tempo palpitanti.
Fiori colorati e lumini accesi in quantità
su tombe fresche di persone ancora vive
nel ricordo di chi le ha amate;
un senso di abbandono e di tristezza
su altre spoglie di ogni orpello e vanità
a ricordare a tutti il nostro vano rincorrere chimere.
A cosa serve la nostra ricerca di ricchezze e onori,
a cosa serve il nostro affaccendarsi a consumare giorni
nell'odio e nel disprezzo, nella rabbia e nel rancore,
se poi, spogliati di ogni inutile emblema di ricchezza,
ritorniamo nudi come siamo nati a dormire un lungo sonno
dal quale non c'è più risveglio e non ci sono sogni.
Abbiamo una vita per amare,
per regalare agli altri
sorrisi, mani a cui aggrapparsi
e abbracci per scaldare il cuore,
ma spesso preferiamo sputare in faccia
e vomitare veleno addosso a chi
ci sta d'intorno in questa breve vita.
Amare e non odiare in questa vita
è il solo modo per rimanere
nel ricordo di chi resta
mentre noi dormiamo il sonno eterno,
e se ogni tanto ci venisse in mente
un marmo freddo senza fiori,
lacrime e parole d'amore sussurrate
forse smetteremmo di calpestare corpi e anime
e daremmo un po' del nostro cuore
ogni giorno della nostra vita
a chi piange, a chi soffre,
a chi si dispera, a chi non ha speranza.