Riflette il mare, da un remoto picco,
il volto mio dal Sole insanguinato.
Negli occhi il sale, nella gola un groppo,
cadavere di un rantolo affogato.
La vita, stanca, stenta a sopportare
gli inganni di chi mostra gentil piglio
giacendo tra l'invidia e la calunnia,
donandole vestite da consiglio.
Il faro crocifigge le nottate
mettendo alle mie spalle impallidite
la zattera delle ansie ritrovate.
Mi nutro di provviste imputridite
nel mio cammino incerto e clandestino.
Il nero mondo non sa più accettare
il mite canto di un pensiero albino.
Vorrei un'ultima Luna per sognare.