(a volo di gabbiano)
se vedo il vento limare i granelli di sabbia
percepisco le gambe in paresi
ma sono a rotta di collo, giù , dalla duna
coperto da un tramonto che sa di ostriche vive
(parentesi melodica)
l'orecchio si dissocia dall'unicità della sorgente
l'occhio è un ladro senza sosta
si protendono le mani, pretendono e m'incanto
sulle gobbe false, ridendo dietro i denti di menta
(bar della stazione)
guardo passare l'ultimo vagone di ricordi
aizzo di rabbia il mastino alla gola del levriero
il barista provvede alle mie ferite
in mano il cristallo mi specchia di brutta figura
(freddo in banchina)
il ferodo che stride, un terremoto alla carne
epicentro sui nervi, già sotto tensione
il vetro appannato è un separè che cela
ghirigori di dita, un saluto velato... distratto
( amo le rovine)