Sulla soglia del mio ricordo
appare
perfino il gatto
affatto nero, affatto bianco.
Lettore affatto partecipe
delle lettere incompiute
che forse
io stessa scrissi,
o che altrimenti forse,
io stessa lessi,
e di cui mi accorsi,
e dovetti dimenticare
quella vita cosi reale
che mi toccava spendere
andando,
fuori dal ricordo di me
fatto solo di me.
Misero ricordo
che ha conosciuto
una vita prescritta
da tendenze solitarie.
Chi era con me
quella notte di fuga?
Il gatto affatto nero,
affatto bianco?
Fu lui o la leggenda
delle sue sette vite
a conservare
quelle mezze lettere
che forse io stessa scrissi,
o lessi,
da qualche parte
che si nasconde
con tutto quel me
che mi si nasconde.