Piove.
Delicate gocce, lisce e affilate.
Percepisco la debolezza dell'ambiente
e il desiderio di lasciare passare tutto.
Non ho la precisione delle pareti
o l'eterna stabilità delle pietre
e difficilmente il vento può cambiarmi.
Tutti i sogni hanno bisogno di un sostegno
per non trasformarsi in follia,
ho imparato a temere la fantasia
che non appaga la carne.
Non è la finestra, è il vetro che mi ostacola.
Il vapore diventa una nube di lieve entità,
una nuvola che disarticola il cielo,
si trasforma ma rimane intatta.
Pioggia o lacrime in piccole porzioni,
un goccia a goccia che non fa male
e non riesce a placare la mia sete,
qui dove nulla è ciò che sembra.
Non chiedermi un'altra verità,
un'altra figura,
non sono né pietra né parete.
Sarò in quel piovasco
tra la saggezza del profondo ed il celeste,
ti racconterò di me,
mi dilungherò sulle farfalle e sulle piante,
imparerò a parlare d'amore
solo per avere i tuoi brividi,
perché voglio che ti ricordi di me,
del mio nome.
C'è eternità nelle nostre mani
che si uniscono nell'intreccio delle dita
e in un istante tutto si completa.
Spiove.