Nel paese di cristallo
quel mostro a sette teste
balla con me nel cassetto dei sogni.
Mangia pipistrelli dalle ali dorate
ma poi vomita
solo al pensiero mi sento svenire
preferisco topi nudi e malnutriti
ma non indigesti.
Le zanzare punguno con vizi strani la pelle
e succhiano come ladri il sangue nell'anonimato.
Per non vedere poi
quella serpe sotto vetro
che vuole abbracciarti i desideri,
fare la radice quadrata e l'equivalenza alla mente.
C'è pure
quella vecchia belva arrabbiata
con la criniera spelacchiata
che prima ruggiva e graffiava
con l'osso in bocca, tossise e si lamenta
nella giostra del tormento.
E proprio quando sembra sfinito
l'equino stanco
di avere sulla groppa quel peso ben piazzato
con un'impennata l'ha sbalzato dalla sella, lungo il suo cammino
e lontano va incontro al suo destino.
Sugli scalini vestito da stregone
faccio bolle di sapone
mangio menta e liquerizia per schiarirmi la gola.
Il mostro è un progetto fallito
di una vita passata
uno spirito, delle sabbie gialle.