Pagina bianca, sul tavolo
il foglio, la penna,
la mano stanca.
Poi la sensazione di trovare
nello scavare, costriuire, ricercare
un sentimento-invenzione
da tradurre in parola,
che partendo dal mio cuore
giunga a te.
Ma meccanicamente scrivo
integrato nel tutto
battito lento, che parte,
in parte, dall'armatura che indosso.
Compreso, nell'oscurità
che si fa luce e viceversa
(si contengono l'una con l'altra).
Che in questo continuo mutare
una melodia mi raggiunge
come stimolo per fare
ma con lentezza penso e osservo
questo difficile continuo andare,
con impaccio e sofferenza,
alzandomi con pesantezza
stanco e poco convinto
ma non del tutto vinto
dal presente al futuro.
Che continua a stupire, intimorire
quanto la rivoluzione è veloce,
tempo feroce e ipertecnologico,
come se logica fosse
in mano a energie aliene
e non a scienza,
delegata da uomini a robot
per questo oramai,
spiritualmente povera.
se mai spiritualità abbia capito
o forse calpestato, come strumento.