Dobbiamo passare figli pallori di primavera
lungo le ombre di screpolature tremare a picco.
Il cuore è quello alla domanda mi coglie il poco che crede.
Un porto sospeso fra gli uomini in piena opaco.
E conto le obbedienze d’essere passate a volontà
e consuetudine per caso mi muovo inchiodata sorte.
Nuova terra per chi parte sui cocci a riposo diamanti
per consumare brilli gotti dal colletto alto d’osteria.
E si trascina toppe di polvere a piedi scalzi il ritorno
citando un incendio delle tue vele incontro al sole
nella schiuma che germoglia anni eguali curiosa d’arretrare.
Sordo il polso annoiato alla certezza fino ai remi insabbiati.
Si torna si tocca.