Eccomi piombare, Arsenio,
tra la tua poetica e i miei giochi.
Tra i tuoi versi pacati
e la bufera della mia esistenza.
La nostra differenza è l'uguaglianza
che ci relaziona con il mondo.
Trasognato e lacrimevole, Arsenio,
sento la mia spalla umida,
mentre corro avanti senza posa,
e della tua voce aggraziata,
sillabe e rime ossimoriche,
e della mia, che resterà?
Una verza, una cipolla...
Oggi vado al mercato
poi si vedrà