- Questo è volere
del divino fato
di quel Signore che tutto
comanda e gli elementi
fa Propri e obbedienti
Egli ordinò la venuta
di questa terra di neve battuta
che percorrere devono le anime intente
ad arrivare alla bellezza suprema
alla tranquillità e alla meditazione
alla purezza e alla salvazione-
così cominziò la cupa mietitrice
che della vita è ultimo immago
e ricordo d'un nero vago
e del mio cor che dice:
- Come hai potuto tu,
oh immagine ferale,
di punto in bianco divenire tale?
Mi spiego, la tua figura
è in mondo oscura
ma penso, in mia coscienza controversa
che un tempo tu fossi uomo
e non bestia diversa
e la tua vita da uomo mi lagno dal sapere
ti prego rendimi partecipe
ti tale onore-
Allor fu fuoco dai suoi occhi
che poi si spense in pianto
e come un bambino colto
con le mani nel sacco
racconta la vicenda che a lui fa sfavore
tale fece la porta paurosa
che ha sottomesso ogni cosa
- Perché ti interessi a tanto dolore?
non vi è pace, non amore
in questa vita che mi ha reso immortale
e ne la furente bestia che mi ha fatto tale.
Io era un uomo, un uomo normale
e come tuo pensier prima vi giunse
la mia anima era pria in un corpo
che parea del tutto al tuo
magro e slanciato, ossuto di veste
pelle già chiara come questa neve inerte
avevo un nome, un nome comune,
che adesso e da quando sono così diventato
me lo sono totalmente dimenticato...
ma prima d'andar oltre in mia favella
ti prego o caro confessor di dirmi il tuo
così da fare del nostro discorso una sella-
E io :
-Federico Baronucci
ecco il mio nome
già la miseria sento nelle vene
di tutte le cose di cui sei privato
di quella vita che ti tolse ogni bene-.