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Canto IX

Si diradò allora
quella neve fitta
e di candido manto
restò la sabbia
non più bianca
ma gialla come il sole
che lì picchiava forte
come arma su un corpo
senza pietà martoriato, macellato
e la via che dovea allor proceder diritta
interrotta fu d'ampie dune
che gittavan sul deserto ombre mostruose
che non parevan ferme
ma animate da anime straziate
che urlavano con bracci protesi all'infinito,
uccise dal foco e da calore
la sabbia pareva sotto i piedi bruciare
come i carboni di fuoco acceso
che rifletton la luce del fuoco suddetto
e in quello scenario che parea perfetto
fui nuovamente dal timore
e stupore
preso.

Io stava lì su quel ch'è in mezzo
e nel passaggio dal gelo al arido
dalla morte per freddo
a quella per caldo
mossi mio piede nella sabbia crudele
polvere, solo polvere
sembrava di vipera fiele
sospirando camminai col passo spavaldo
salendo su duna e fatica facendo
mi sporsi da sopra a rimirare il sentiero
e non vidi nulla fuor che deserto
e vento ingrato che creava tormente
che frustavano le gobbe di quella via
ed ebbi esempio di natura ria
quando vidi un cammello esser ridotto
in polvere e sabbia dal tornado
cosa che in realtà succede di rado
e vedendolo poi ai miei occhi sotto
la mia bocca si aperse e fuoriuscì un grido.

Rimbombò invano quell'urlo di terrore
e mi resi conto della situazione assurda
di quella tempesta di sabbia e tepore

dall'inferno di gelo
a quello del calore.

 

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