La tormenta volava
come farfalla d'estate
e come estate
era anche
quell'inverno nel mio cuore
io non faceva che pensare a lei
a quanto l'avessi invano amata
e come stupidamente l'avessi perduta
se avessi potuto sol d'un giorno
retro tornare
l'errore madornale
non tramuterei mai in fatto,
ma inutile è piangere sul latte versato
che le tue lacrime si mischiano
a quella sostanza che di male tuo
era stata cagione
così in quel deserto
l'aridità e'l sale
del mio cuore
si perdevano nella sabbia levata...
Perché assistetti a quella scena
il mio pensier non sa spiegarlo
ma vidi arrancare
a simile mia sorte
un gruppetto esiguo
di poche persone
ond'io al loro veder astratto:
- Siete voi un miraggio
o son io che forse lo sono?
dispiace a vossignori
se chiedo lor condono?-
e quello che in capo
alla carovana stava:
- non siamo mai finti
né vivi e giammai
lo saremo
noi siamo coloro che rompono
i grandi amori
che in vita non furon famosi
ma tranquilli e noi siamo quelli
che temono la luce
e vagano perciò all'ombra d'este dune
o al picchiar di questo sole-
E uno dopo l'altro a me venendo
inchinarono lor testa e loro busto
offrendo a me omaggio a continuar la strada
si dilaniò allor l'allegra masnada
nimica d'ogne amore
e della vita
e come fosse predatore la tempesta
si rialzò dopo tempo in cerca di preda
e vedendo quel gruppetto o ciò che resta
si volse ad essi e grande aprì lo scalo
e la tormenta madre d'ogne paura
dimostrò ad essi grande calo
li divorò allor
come bocca di squalo.