Il mare, mamma,
volto aveva
nel mio cuore ancora acerbo
di disegno sconfinato, impenetrabile
l'esile mano all'acqua tendevo
sorriso possedeva
della fata turchina
che germogliava dalle tue parole;
che viaggio enigmatico è questa vita,
che scoperto ha il trucco di svanire
prima ancora
di lasciarsi amare e raccontare.
Mi abbracciò quella nave
castello incantato
soave
arrendevole ostaggio di due azzurrità
si componeva il viaggio
i diari della mia fantasia
seducendo e vergando.
Sbuffava la Concordia,
in maestoso, prorompente cammino
divoravano i nodi
sbuffando fieri dal motore
distanze sempre più esili
dalla toscana meta
che di sfavillante fiore fiorentino
nome e regalità reca.
Trillavano spensierate
nuvole di note dal piano bar
"tutto a posto, se di divertirvi
avrete gran bisogno,
qui vi si offre paradiso e sogno".
Flebile ma chiara si levava
la voce del primo scoglio assassino
"comandante, comandante, attenzione
la riva è troppo vicino".
Ma ormai è compiuto
il rito dell'inchino
sono anima risucchiata nel fondale
senza più udire la voce d'un ritorno.
E là ora giaccio
con la mia vita non più vita
inesplorata, tanto desiderata poesia
che mai potrà affacciarsi al domani
per un istante intriso di follia.