Fuoco superbo e indomabile
di seducente competizione palestra
è la pelle rovente di questa pista
che del mai esitante fiume
di sudori e fatiche è costellata.
Carezzevole s'insinua
il fruscio d'una medaglia nuova,
fra i tremebondi vicoli
delle mie gambe orgogliose
che alla mia corsa
di inventarmi uomo e atleta
mille volte si sono concesse.
Cento metri
duecento
l'intonso spumeggiare dell'infinito
si smaschera e svela
festante incuneandosi
nel regno del cuore e dei respiri
di inafferrabili scatti rivestiti.
Fui e sempre sarò
figlio e padre
di un sogno e mille traguardi
per sempre dimorante
in un soffice strato di nuvole.
Correre, ragazzo,
sarà per te
come regalarmi un'infinita
fresca, tenera preghiera.