Dei grandi ho l'età,
le pene e la scarsa fiducia,
non la parola,
quella resta di proprietà altrui.
Di mio ho il sorriso,
ventiquattro denti desueti,
che aspettano lieti
il prossimo turno dal dentista.
Buttiamo di rado la bocca sull'infinito sguardo
di quel che di bello
ci è dato in guardo,
che non abbiamo pagato
e mai posseduto.
Il frinire concitato delle cicale
rammentano l'estate,
favolosa esperienza di una speranza:
disegnata, agognata,
lasciata a far la baldracca
con il prossimo fesso di turno
che crede nel futuro.