Vetro di purezza gravido
dei sobbalzi velenosi e traditori
ostaggio e indifeso pasto
di ruvidi guanti di pregiudizi;
lento il sognare s'assopisce
lungo le strade di quell'amore
che non mi consentiron di chiamare amore
ringhia addosso ai miei respiri
l'ombra di rame d'un'etichetta letale
"diritto non hai a vivere,
altro non sei che un insulso omosessuale";
torturano tenui lacrime di miele
le orlature ancora acerbe
del mio viso intimidito e delicato
rantolano gli alfieri del perbenismo
sulla solitudine lacerante
del mio sentimento
ignobilmente, vigliaccamente vietato.
Ascoltar saprete ora
i sogni innocenti
che leggiadri a scorrere anelavano
nell'ancor indefinito mare
dei miei soli quindici anni?
Pochi,
per potersi inventare già uomo
pochi,
perché la mia carne udire possa
null'altro che il dileguarsi
di ciò che cominciando stavo
a chiamare sorriso.
Supremo volo è amare in libertà
luce discreta che squarciare sa
il velo di un'indecifrabile immensità;
mamma, papà
al Dio da cui mi faceste germogliare son volato,
con la maledizione,
ma al tempo stesso la fierezza,
di avere davvero amato.
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