Trotta, trotta,
cavallo di legno
con il suo gran cavalier sulla groppa,
su galoppa, galoppa,
per prati turchini
con ali d’avorio.
Quante volte nel silenzio delle stanze
hai udito questa nenia?
Tu mi guardavi
poi avvinti ti si chiudevano gli occhi
e le parole sfumavano in sogni.
Ti dovevo lasciare
nel tuo giardino incantato
dove schiudevano boccioli di cristallo
e scorrevano fiumi di miele.
Là era tutto dorato:
svaporar di profumi,
esplosioni di fiori
che gemmavano al sole.
Trotta, trotta,
cavallo di legno
un giro di valzer con una farfalla
e poi via verso spazi inesplorati e lontani
dove io non ti potevo trovare.
Ma poi ti ricordavi di quel nido lontano
che attendeva il tuo ritorno; ne udivi il richiamo.
Trotta, trotta,
cavallo di legno
muovi veloce le tue ali d’avorio,
trotta, trotta,
e ridonami il tempo
ridonami le voci,
i suoni i colori.
Via il vischio dei sogni
riportami al sole.
Aprivi gli occhi,
tendevi le mani
ed alla luce del nuovo giorno
nel silenzio delle stanze riecheggiava
una piccola voce: il più dolce dei suoni.