Insensibile, né benevolo,
il fato, ha presentato il suo conto...
annientando ogni sogno,
ogni stabile ed immutabile certezza.
Portandosi così via, la mia dimensione.
Provo allora a camminare in cerca di nuove energie,
Mentre la situazione che mi opprime non viene meno
e il dolore che esso provoca,
si trasforma in una rinuncia che porta con sé,
una sofferenza sorda e strisciante.
Incompleta, abbandono ogni speranza.
Controvoglia,
mi rassegno ponendo la mia rosa appassita
in altrui mani come se fosse un qualcosa di
... ineluttabile.
Non è una sconfitta, no!
Cerco solo di non lottare da sola
contro dei mulini a vento.
Come naufrago solitario,
cerco riparo nella rassegnazione.
Naufraga nel tempo,
rimango in silenzio
... ad osservare le mie ragioni dell'essere
sprofondare nell'abisso.
E se, la rassegnazione è un'emozione,
... di certo non conosce la bilancia della razionalità.
È uno stato dell'anima
che si accompagna al luogo
dove non c'è più ragione.
Penso al riccio che si chiude in sé
e mostra gli aculei per difendersi...
Ma poi,
come un gelsomino notturno
mi chiudo in me stessa,
perdendo la vitalità
che un dì mi contraddistingueva.
Vivo il presente in "lutto"
nella speranza di poter ricominciare...
Ed allora mi rassegno...
Devo accettare l'inevitabile
... in Me,
la consapevolezza di dovermi arrendere senza poter agire.
E se, invece...
Mi prendessi la libertà di "star bene" comunque vadano le cose?