Parlare
racchiude il verbo lacerante e misterioso
dell'incalcolato morire
quando camminare lo scorgi
su onda impaurita ma fiera di coraggio
il bene, so, null'altro talora è
che insidiosa distesa di spilli
di nuovo sangue indifeso e innocente affamati.
Parlare
sì parlare, urlare
è la sola daga con cui poter spezzare
il muro di basalto assassino
dell'omertà e della complicità;
terra, tale mai non chiamarti
finchè udrai indifferente la giustizia
la verità, l'amore
rantolare in una ragnatela di ghiaccio,
ebbra di un richiamo
inascoltato e svergognato
da chi, amare non sapendola
amar non sa neppure se stesso.
Chiuso non avrai Lea
in quella bara di solitudine
e perenne tristezza
se con te camminare saprà
la forza indomita della sua idea
vivere per credere e lottare
in un migliore universo da disegnare
sui respiri ancora acerbi dei tuoi figli
giocarsi l'esistere
senza abbracciarsi a facili,
fetidi nascondigli.
Vola sicura nell'aereo dei tuoi giorni
adorata figlia mia,
della vita non avvertir, ti prego,
le unghie impietose della sfortuna,
ma la mia voce che a te si stringerà sempre,
cuore dentro un altro cuore,
in un bagliore di immortale luna.