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Le borse della spesa chiuse col nastro adesivo marrone

Ero
seduto
nella sala d’aspetto di una vecchia stazione dell’est
Uomini carichi di borse parlavano tra loro senza che potessi capirli
Donne cariche d’età si contavano le rughe per scoprire chi ne avesse meno

Me ne stavo lì, seduto in disparte, cercando di non essere di troppo
Ma tutti senza darlo a vedere mi guardavano di soppiatto
Come si guarda qualcosa che non dovrebbe esserci

Mi sono pentito di aver violato la loro intima povertà
IO, poeta da poco in cerca di storie da raccontare
là dove ogni vita è tutta una storia da raccontare

e gli sguardi pieni di angoscia mi cercavano sotto il soffitto grigio
e le mani callose e i capelli tristi e i pantaloni bucati
e le borse della spesa chiuse col nastro adesivo marrone

e le grida di protesta sussurrate fra quattro pareti morenti
e la pelle gialla di quella vecchia da sola e l’alito cattivo dell’uomo con la barba
e quando l’ultimo treno sarà passato la sala d’aspetto continuerà a puzzare di storie e
di
vita.

 

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0 recensioni:

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21 commenti:

  • Alessandro Barsottini il 26/09/2007 15:26
    bella
  • Umberto Briacco il 25/09/2007 00:22
    Bella, intensa, molto fotografica. Dell'est in che senso, perchè io volti così li ho visti a Torino, Milano, Mestre, e dovunque ci sia un flusso di emigranti. Pensare che una generazione prima e sarei stato tra loro... Bravo 8
  • Claudio Amicucci il 10/09/2007 14:42
    Volevo dire, che anche in quegli anni, comunque, dopo averti guardato di soppiatto, ad un tuo sorriso si aprivano. Spesso su quei treni mi hanno offerto thé ed altre cose. I poveri sono sempre disposti a dividere quel poco con te. I falsi ricchi delle nostre stazioni è difficile che lo siano. Perché quelle persone sono vere con le loro "storie" puzzolenti. Ciao Claudio
  • robibreak. il 09/09/2007 23:30
    io l'avrei continuata, l'avrei fatta più lunga, così è come se ci fosse uno scalino e poi un salto nel vuoto.. in ogni caso lo stile resta uno dei miei preferiti.
  • Anonimo il 09/09/2007 13:36
    Mi piace il tuo raccontare storie di una cruda quotidianetà e riuscire comunque a trasformarlo in poesia. Ciao
  • Manuela Terzo il 09/09/2007 12:49
    si rilancia la figura del poeta che si distingue dall'umanità ormai povera, un poeta che con occhio vigile scopre la miseria spirituale che lo circonda e per questo rimane ai margini. lo stile spezzato rende perfettamente il clima sincopato che si respira in un non-luogo della modernità.
  • Rudy Mentale il 07/09/2007 18:21
    La metrica è un po' zoppicante e la forma poetica un po' fiacca. Quanto ai contenuti sanno un po' di trito e ritrito. Non me ne volere Duccio, ma credo che questa tua cosa non vada più in là di un semplice "carina".
    A buon rileggerti.
    Rudy
  • augusto villa il 07/09/2007 15:50
    È un bellissimo scritto, carico di emozioni e di immagini... Complimenti davvero!
  • celeste il 06/09/2007 21:26
    L'est non è più ad Est. Da un pezzo. Quelle persone incontrete per caso avevano e hanno una dignita che a noi manca. Provare a sedersi in una sala di aspetto delle Nostre miserabili stazioni.
    O salire su un Intercity
    che puzzolente è poco.
    Il lurido da fine impero.
    Là ti guardavano straniti, qua se va bene ti derubano con botte da orbi. Occhio la storia
    macina lenta, ma rivaluta la dignita e la verità. In realtà
    è un'esperienza, come vedo il tuo finale, che lascia spazio
    alla prima grande sofferta
    espressione della più importante appropriazione del potere da parte di semplici
    e organizzati operai, contadini, lavoratori di ogni tipo, di entrambi i sessi, di ogni religione e nazionalità.
    Una entità rivoluzionaria
    che è si implosa ma che ha
    tutti i presupposti per riproporsi, rielaborata, in futuro per soddisfare i bisogni delle generazioni a venire.
  • francesco gallina il 06/09/2007 09:02
    Ti avevo già espresso il mio apprezzamento in passato e non posso che ribadirlo. Chissa' quanti transitano da Stazioni ad Est, magari interiori, e si soffermano solo a guardare l'orologio per sapere quanto manca al ritorno nella propria realtà, senza partecipare alla vita.
  • Claudio Amicucci il 06/09/2007 00:29
    Salve Duccio! Mi hai riportato al 1990 quando attraversai la frontiera a Vilnius e girai Russia che allora si sfaldava. Se qualcuno avesse dei dubbi posso confermare che quello che hai sritto è autentica verità messa in versi. Ciao, sei grande, Claudio
  • laura cuppone il 06/09/2007 00:23
    cronaca ben descritta dell'umana identità.. dove parlare o scambiarsi qualche sguardo... o semplicemente sedersi accanto a un altro come te, toglie un po' di senso di solitudine e regala attimi di speranza...
    la vita e il suo odore...
    bella Duccio
    bravo
    ciao L

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