Miro all'estro,
serro la vista dal paesaggio profilato tuo.
Non serve.
L'idolatria a te mi rende
ideale registratore della tela tua.
La vasta crine
che copre un seno esteso di clamide delirio,
in parte interrotto per descrivere il fianco,
sino a riemergere nel "vivo desiderio" tuo privato,
innalzato solo a me,
madido e infocato.
Non giovo della visuale,
ormai sei memorizzata.
Sfoglio il tuo illustre almanacco di piacere,
taccuino d'aspirazione,
enciclopedia d'amore,
permanente decalogo d'ardore.
Sfogliami, m'insinuerò a te.
Ne diverrò lo squisito manoscritto,
fervente nelle percezioni,
che precingono il nostro incontro.
In una maestosa compilazione di tripudio.