O Italia, sei fragile madre
percossa da figli e mariti
che eressero tetri palazzi
su spiagge, sui colli inverditi,
che sparsero ferro e cemento
piagando la terra feconda;
da un cielo che sembra sí alieno
fuggita è la pioggia che monda.
Coraggio, dai fiato a un lamento:
non t'odio se piangi veleno.
O Italia, sí giovane e vecchia,
a forza ti resero madre
i satrapi, i subdoli e i pazzi?
Il volto tuo cela le pene
pur quando, impotente, si specchia
nel freddo baglior di catene
che porti sul trono di stenti;
t'affamano i piatti serviti
di giorno da ipocrite genti
che al buio ritornano ladre.