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Il limbo

Crepato è lo specchio e impietoso
in queste patetiche notti,
ornando l'orgoglio avvilito
di pianti e singhiozzi interrotti.

Lontano è il mio canto dimesso,
non spezza l'ingenuo riposo
di te che mi credi sí forte
e sogni un futuro promesso.

E prego affinché la mia resa
non getti anche te in questo gorgo:
se vita m'impropera offesa
neppur mi vorrebbe la morte.

Io solo m'osservo e ben scorgo
quel poco che son veramente:
amasti, accecata nel cuore,
un pallido servo del niente.

 

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2 commenti     4 recensioni    

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4 recensioni:

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  • Giulia Aurora il 18/12/2013 11:02
    Difficile guardarsi di rimando con una così arguta lucidità lo specchio di rimando che ci danno gli altri spesso anche nelle intensioni del cuore non è la nostra realtà molto bella
  • Rocco Michele LETTINI il 16/12/2013 19:58
    Quartine d'intenso soffrire che colpevolizza pur chi ha amato un servo del niente (pesante affermazione, è come non credere in se stesso)...
  • ciro giordano il 16/12/2013 19:02
    forse mi ripeto ma hai trovato un buon equilibrio tra forma e contenuto... Il contenuto, in questa tua, intenso davvero
  • Anonimo il 16/12/2013 18:41
    Un limbo terreno, in cui la nostra pochezza è l'espressione della nostra umanità. Anche chi ci ama lo sa, se pur soffrendone!

2 commenti:

  • Anonimo il 16/12/2013 21:47
    L'autore si specchia in questi versi, osservandosi e meditando su ciò che è rimasto, alla ricerca di un proprio equilibrio interiore. Bella poesia, in cui si coglie appieno il sentimento del dolore. Apprezzata.
  • Anonimo il 16/12/2013 18:54
    Faccio mio il commento di Salvatore.
    Bravo Ale, come sempre!

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