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Kar(i)e nIna

L'altra notte ho sognato che avevamo i denti bianchi
ed un sorriso sgargiante ci suonava le corde di un sarangi.

Sfolgorante sgorgava candida e purulenta
la letizia di suoni come petrolio color panna.

In una bagarre sinfonica, la reboante musica,
nella sua torre eretta alla religione dell'oblio.

Eravamo sedute ad udire in piena sordità
e piangevamo lacrime asciutte, per te, Sìon.

E i vagiti smorzati nelle nostre vagine strette
agonizzavano sani sul budello di tre corde.

Nelle dense acque solitarie di Aiace
echeggia il silenzio malazzato della Santa Terra.

Sotto la nostra pelle un nano gigante
si dimena parallizzato e spennando un pollo, con estremo vigore, balla.

nIna non sa che cresceremo saltuariamente
e la ball gag bloccherà le nostre bocche aiutandoci incessentemente a parlare.

L'altra notte hai sognato che avevamo i denti
ed una smorfia ridente ci strimpellava le corde di uno stendino.

Il sole è in basso giù nel cielo,
la dentiera fiorisce putrida su nel bicchiere,
c'è del profumato lerciume sotto al duro cuscino,
a-Dio mie kar(i)e.

 

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