Un impossibile senso di ribellione sotto la polvere.
L'imbottitura è stanca di morire.
Mi guarda come se lo sapesse.
Questa stanza lo sa dappertutto.
Non è cambiata per niente.
Il sudiciume si posa sotto le pianelle come granito.
Da quando doveva essere un'altra cosa come ogni scatto fallito.
Le ruote pazze rovesciate sull'asfalto
dietro un mercante di traguardi che le guarda con un piede ironico
non sa neanch'egli com'è successo.
D'altronde l'ufficio è chiuso.
È tutto sprangato
sono tutti barricati trincerati dietro le loro bocche idiote.
Tutti scandalizzati
un buco chiuso, sigillato, un foro da cui vomitano le loro arie calde.
Una ragione deve esserci.
Un attimo di pazienza,
mi allaccio le stringhe per riflettere al livello del suolo.
Le puntine da disegno se la ridono come gli altri
e sento sempre le ganasce dietro ogni pelo.
Posso immaginarmi come un martello che pianta denti nel pavimento.
Non si capisce che aria tira
chi mi vede è distratto i parcheggi sono occupati.
In tutte le corsie le riunioni sono iniziate ed è tutto chiuso.
I discorsi sono già a metà
prova con quell'osso spolpato là fuori.
È troppo tardi per il rinnovo dei tesserini
forse alla prossima deviazione.
Qualcuno mi dovrebbe spiegare dove sono i cartelli segnalatori.
Così non si può andare avanti
un po' di vaselina da questa parte
c'è un cigolìo.