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Epilogo

EPILOGO

E più ancor lenti incedono i passi
nel parco podere della mia esistenza
e i miei poteri giappiù non mi tassi
Maligna gabella... si può fare senza.

Con nelle mani un bicchiere di assenzio
e in fondo nel cuore uno strano stupore.
Vago e ogni tanto agli umani sentenzio
quanto mi dolgo aver perso furore.

I molti miei doni di umana virtute
trascino con voce in me stesso incoerente
tra poche righe di rime vissute
persino la voce si fa balbuziente.

O quante storie narrai con la penna
facile a correr sui campi e sui monti
or vago chino recando cotenna
cadùca la mente già inarsa alle fonti.

Ed or questa lama mi penetra piano
in men che la stringo, ancor tra le dita.
Sento me stesso, pianger lontano
lascio per sempre, l'inutile vita...

Gennaro Danza

 

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