O vita, ti percorro
senza coraggio o acume,
ma nella fosca tenebra
ancor mi porgi un lume.
Velato è l'occhio, ingenua
la mente, fiacco il braccio;
eppure sempre latito
a un passo dal crepaccio.
Arrivo a figurarmi
che forse ti diverte
questo perenne spasimo
delle mie prove incerte;
o forse ancora speri
con materna pietà
che un bocciolo di cenere
alfine fiorirà.
Ma tu non puoi sapere,
ma tu non m'aiutare:
tanto mi doni un attimo,
tanto avrò da sprecare.
Or sai: quell'ardimento
che un poco amar ti fece
è come una rachitica
lucciola nella pece.