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Che io oda la Tua Voce

Lascia o Madre, ch'io posi il capo sui tuoi ginocchi ospitali,
accoglimi, sono stanca di percorrere sentieri
dove i rovi feriscono i calcagni.
Ho le bisacce vuote di ogni sogno
e sul fondo delle vene giace sonnolenta
l'ultima speranza,
che indugia a morire,
refrattaria ad ogni sasso ch'è d'inciampo.
Vedi, Madre, come le vergini stolte
ho dato fondo all'olio delle lampade
aspettando lo sposo, e i bilanci delle stagioni
ho sempre chiuso in rosso.
Ma Tu sei Madre pietosa, non ti curi del rovo pungente
in cui sono caduta,
vieni a rompere questa sindone di morte che m'imbraga.
Lascia che io veda ancora la luce
in fondo al tunnel, chiamami col nome
che mi diedero alla Fonte.
Chiamami forte, ch'io oda la Tua voce;
lampada nuova sia per i miei passi,
grembo fecondo di nascita novella.

8/2/2012

 

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3 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 02/07/2014 19:00
    ... una vera poetessa si riconosce subito, bastano pochi versi, pochi sussulti di anima. E tu, per quel che può valere il mio giudizio, lo sei. Davvero.
    Un caro saluto.
  • Auro Lezzi il 23/05/2014 08:07
    Un appello pieno di dolcezza e poesia.
    Immagino la risposta cara Anna.

3 commenti:

  • Fabio Mancini il 07/06/2014 10:32
    Più è forte e convinto il tuo grido, maggiore sarà la possibilità che la Madre di Dio accolga la tua accorata supplica. Lo stile è sempre intenso e trasparente come le acque incontaminate di una cascata! Ciao, Anna. Fabio.
  • vincent corbo il 25/05/2014 07:43
    Splendida, luminosa poesia.
  • anna marinelli il 23/05/2014 08:37
    Venne, chiara e forte... e soprattutto amorevole. Grazie Auro.

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