Ed eri Tu
sempre Tu
ad aprire la porta
al suono della mia voce
forse non era neanche una casa la Tua
ma era la stanza di cui avevo bisogno
per sdraiare
il vagabondare dei miei pensieri
non era necessario un palazzo
bastava un letto un cavalletto un tavolaccio una danza di colori
e un bacio confuso per aprir insieme a Te le finestre d'un viaggio tra le stelle
ed eri Tu
sempre Tu
ad aprirti in sorriso
sul tremar infreddolito del mio viso
forse non eri un angelo
e non lo ero neanche io
ma guardandoci negli occhi
volavamo nelle fievoli pupille del nostro sole
tenendoci per mano
raccoglievamo
foulard di profumi
da una mensola di ricordi
che bastavano per esserci cielo
non vi era notte
né fiumi di borotalco
e nessun sogno d'azzurro poteva rapir d'immenso
e far vacillar il mio passo
quanto il tornar da Te a scaldarmi alla fonte della Tua piccola tremula luce
ed eri Tu
sempre Tu
in fiamma di candela
ad accogliere le pesantezza fredda delle mie ore nel calore della Tua mansarda senza tempo
quando piccole e strette le mie mani
non riuscivano più a scoperchiare quel tetto di stelle
se non nel tremar del Tuo viso e del Tuo petto
sconvolto dalla febbre
e
da un sogno d'alba che per noi languidamente tardava a venire