Fuori dalla penna non c'è salvezza
diceva Svevo
e io m'accorgo
c'aveva ragione -
se questo è l'unica maniera
che m'è rimasta di vivere
ben venga tale splendore -
ornato di pezzi di carta
e parole venute dal cuore,
un cuore di plastica
che scioglie al sole,
auto combustibile
e pieno di vapore -
costretto a evaporare
senza alcun pudore,
lasciare il mondo
cacciato dall'amore.
Svevo aveva ragione
che quando scrivo
sento vita fluire -
nient'altro in questo paradiso
mi allieta al punto da dire
che vi sia qualcosa di meglio
di migliaia di pagine da riempire,
con svaghi di realtà e di orrore
che paion fantasia
all'occhi del lettore -
e che in verità
son più reali
di qualsiasi attore
che impara a memoria un copione
per compensare un vuoto interiore.
Siamo attori di noi stessi
e ci perdiamo tra i riflessi
di una falsa ambizione
costruita sulla notte -
e se mi chiami per nome
allora posso dire
che mi è concesso l'onore
di portare vibrazione -
un vuoto d'emozione
che parla più del sole -
un'assenza, una canzone
una presenza priva di parole.
Svevo aveva ragione -
non c'è salvezza senza penna
senza un cuore lacerato
che si apra alla vita
e le faccia da antenna.