IN MORTE DI GIORGIO FALETTI
Qual burla è questa vita vestita di poesia,
ricamo di istanti intinti in sorrisi che volano via,
scia malferma eppur fiera d'un dileguarsi senza parole
con carezze di pubblico che rivelarti sanno il sole.
Vito Catozzo fui, mill'altri volti e suor Daliso
In questa missione da comico, che avevo dentro il viso,
tutto è felicità, rimozione di un persistente niente,
quando entrar davvero sai nel cuore della gente.
Passione per i rally che mi ubriacava i piedi,
chitarra incastonata tra le mie gioiose mani,
la penna gravida dei solletici fatti alla mia mente,
"io uccido" e "minchia signor tenente".
La vita è un'indomabile domanda,
un colore vestito di colori sfuggenti,
che di liberar ti chiede
il ridere che hai in ostaggio tra i tuoi denti,
scrivere, travestirsi di ilarità
è la scienza non scritta della bellezza
con cui cercai di annientar la luce
di una seducente amarezza.
Non tutto, sono certo, andrà a finire
Nel silenzio lacerante del mio precoce eterno dormire,
ecco, sono a un passo da nuvole delicate
che forma hanno di confetti,
per sempre vostro Giorgio Faletti.
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